Storie di cambiamento professionale

Quando si decide per un cambiamento, c’è chi ha gli obiettivi molto chiari e chi ha intenzioni che sono ancora allo stadio di immaginazione. In ogni caso, quando il processo si è attivato, è difficile che scatti il desiderio di tornare indietro.

C’è chi ha un’idea molto precisa del dove vuole arrivare – sono note sia la meta che lo scopo – e poi c’è chi ha un punto di partenza diverso: non sto bene dove sto, non so (ancora) cosa mi piacerebbe fare (e come), ma ciò che so per certo è che voglio cambiare.

Il rischio, in quest’ultimo caso, è che nel mare magnum di possibilità, ci si inventi un ruolo che possa sostituire il precedente, che non corrisponde però alla vita che si vorrebbe vivere davvero. E perdere tempo e molte energie prima di comprenderlo.

Nella mia esperienza di consulente di carriera ho incontrato tante storie, ognuna con una sua morale, e qui, con nomi di fantasia, te ne racconto alcune.

La storia di Giulia e delle sue priorità

Giulia fa l’impiegata in un’azienda di piccole dimensioni, l’ambiente non è un granché, il lavoro molto ripetitivo e non vede alcuna prospettiva di crescita.

Giulia si è laureata, ma se tornasse indietro non sceglierebbe più quella facoltà, che offre uno sbocco lavorativo che a lei non interessa.

Giulia sa che deve cambiare qualcosa: è giovane, per lei realizzarsi nel lavoro è importante, e non vuole sprecare le sue competenze e il suo potenziale. Allora, comincia a navigare nel web alla ricerca di una professione alternativa: le piace scrivere, nel tempo libero usa molto i canali social e pensa che lavorare nella comunicazione potrebbe essere divertente.

Ma Giulia non ha mai studiato marketing (no, fare un paio di corsi online non significa avere studiato) e non ha precedenti esperienze in ambito comunicazione, in agenzie o aziende.

Ma soprattutto quel lavoro non fa per lei perché Giulia nella vita ha altre urgenze, altri valori, e quella professione non c’entra nulla con il futuro che lei vorrebbe.

Abbiamo fatto un bellissimo percorso insieme, nel quale è emerso quali erano le sue priorità, e oggi Giulia è capoufficio in una grande azienda.

Non esiste una formula magica per determinare il cambiamento perfetto, ma è possibile lavorare sulla scoperta dei propri valori, della propria visione e missione, e stabilire cosa è più utile per te, non per qualcun altro.

Giulia voleva comprare la casa dei propri sogni (che aveva già adocchiato), desiderava avere un figlio appena possibile, e sentiva un forte bisogno di stabilità e sicurezza che il lavoro da freelance, nel breve, non sarebbe riuscito a darle. La piccola azienda in cui lavorava prima le stava stretta, ma il nuovo luogo di lavoro è molto stimolante: lì può mettere in circolo le idee e le capacità relazionali che possiede, senza troppi timori di difficoltà economica.

 

Alberto cerca ancora il suo lieto fine

Sai qual è la differenza tra sogno e visione?

Il sogno è:

un desiderio di felicità (cit.)

un buon proposito che non si realizza (io lo chiamo anche unicorno)

uno stato mentale che non ha alcuna intenzione di prevedere risultati

La visione è:

il nostro desiderio messo in azione

la madre di tutti gli obiettivi, ad alto contenuto di scopo e impegno

il punto in cui vogliamo arrivare e l’inizio di tutta la nostra strategia

La differenza tra il sogno e la visione è ciò che distingue la realizzazione dall’insuccesso, e la storia di Alberto lo testimonia.

Alberto fa l’operaio occasionale, ha una formazione scolastica un po’ accidentata, ma è un ragazzo che sente il bisogno di crescere professionalmente e vuole realizzarsi nel lavoro.

Cominciamo un percorso per ridefinire e valorizzare le competenze e le abilità, comprendere quali risorse hanno bisogno di essere migliorate, e gestire diversi punti critici. Lavoriamo insieme sulla visione, su quale mestiere Alberto vuole e può realisticamente fare da grande, sullo scopo che vuole raggiungere.

Alberto ha tantissime idee, si vede già manager, consulente oppure imprenditore; oscilla tra il desiderio di preparare un curriculum vitae e il sogno di mettersi in proprio. Peccato che nessuno di questi scenari preveda una motivazione chiara, una meta precisa e azioni concrete.

Oggi Alberto fa l’agricoltore occasionale e sta ancora cercando il proprio posto nel mondo.

Ciò che è mancato, fin dall’inizio, è un forte perché, ciò che Simon Sinek chiama il WHY e che spiega molto bene in questo Ted Talk.

Un cambiamento deve avere sempre uno scopo alto: è così che troverai la direzione giusta e la forza di impegnarti per realizzare il tuo obiettivo.

 

Marina e le idee chiare

Hai presente quando ti dicono che non sei capace in una determinata cosa, tu ci credi e sei fregato per sempre?

Marina era una persona che non aveva mai creduto in se stessa, era inevitabile per lei desiderare poco, non progettare e giocare una vita al ribasso.

Quando parlava con persone che lavorano sulla propria crescita personale e professionale, Marina si diceva che sì, sarebbe stato bello immaginare un futuro diverso per sé, ma lei in fondo non aveva sogni e obiettivi da realizzare.

E poi come poteva pensare di muoversi da sola, uscire dal guscio e trovare il coraggio di sfidare il resto del mondo? Senza idee, senza competenze specifiche, senza speranza.

Ogni giorno era vissuto – si fa per dire – con insoddisfazione e delusione: le cose da sbrigare, le persone da incontrare… nulla produceva stimoli positivi. Le ore passavano e intanto passavano anche gli anni. Vuoti.

Fu il capo a dirle di guardarsi intorno, perché le cose non andavano bene in azienda e ci si doveva preparare al peggio. Che per Marina fu il meglio: una opportunità.

Abbiamo fatto un percorso insieme e ora Marina sa molte più cose di sé: è consapevole di alcune sue bucce di banana, ma conosce molto bene anche le sue competenze e i suoi superpoteri e sa come utilizzarli. A proposito, se vuoi conoscerli anche tu fai l’esercizio del Superpotere e inviamelo così ne parliamo.

Non è solo una questione di autostima, è l’autoefficacia che va allenata e applicata: quella capacità di creare idee e trasformarle in fatti concreti.

Ed è la capacità di essere efficaci a innalzare la nostra autostima: se faccio e faccio bene, innesco un circolo virtuoso.

Ora Marina è una freelance acerba, ma riesce a vedere molto bene il luogo in cui vuole arrivare: abbiamo creato insieme il suo modello di business e un programma chiaro e definito dei passi da compiere per tenere il focus sugli obiettivi.

 

Se qualcuno promette di aiutarti a fare un cambiamento in quattro e quattr’otto, ti sta garantendo solitudine.

 

Progettare su misura richiede un po’ di tempo, lo capisce anche un bambino: un cambiamento è sempre un percorso, se investirci o meno dipenderà da te.

Lo so bene per esperienza diretta, ed è per questo che ho creato un servizio dedicato a chi in questo momento sta pensando a rivoluzionare la propria identità professionale, e per chi il cambiamento lo ha già fatto, ma sente di avere necessità di un confronto per migliorarsi.

Ho chiamato questo percorso Scenario perché ti aiuterò a vedere in modo chiaro e preciso cosa serve per avviare o cambiare la tua attività: lavoreremo su di te come persona e come professionista e ti accompagnerò passo per passo fino alla definizione del tuo nuovo business.

Io ci sono: guarda come possiamo lavorare insieme e dove trovarmi

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