Come imparare a darsi valore

Che valore dai al tuo lavoro e alle piccole e grandi imprese che compi ogni giorno? Sei consapevole dell’importanza di ciò che fai o tendi a sottovalutarti e a svilirti? So quanto sia difficile comprendere il nostro valore, e ancora più complicato è comunicarlo agli altri. E il problema è che spesso ci raccontiamo anche peggio di come ci vediamo realmente!

Perché ci raccontiamo male?

Una narrazione scorretta di ciò che siamo è probabilmente frutto di antichi retaggi culturali, di meccanismi familiari dentro ai quali ci si avvita, continuando a girare a vuoto, solo perché in fondo si è sempre fatto così.

Raccontiamo a noi stessi e agli altri che abbiamo commesso errori, che siamo pieni di insuccessi, che abbiamo tanti difetti a causa dei quali viviamo una vita infelice e al ribasso: il risultato è che gli altri ci credono e ci crediamo anche noi!

Raramente parliamo delle nostre gioie e dei nostri risultati; ci dimentichiamo che esistono aggettivi positivi per descriverci, che rappresentano quello che siamo e le cose che facciamo: con coraggio, convinzione e dedizione.

E ciò che non ci diciamo finiamo per non vederlo.

 

Cambiare la narrazione è importante

Come diceva Nanni Moretti nel film Palombella Rossa, “le parole sono importanti. Chi parla male, pensa male e vive male”. Comincia, quindi, a eliminare le parole negative dal tuo lessico, impara a trasformare le parole pesanti in parole galanti!

Come?

Ti consiglio un esercizio semplice ma molto efficace.

 

Sottrai dal tuo racconto le paure e le debolezze, che appartengono a te come a tutti, e aggiungi la tua parte autentica e concreta:

 

  1. scrivi su un foglio tre aggettivi negativi con i quali solitamente ti racconti (e pensa ai motivi che ti inducono a ritenere che queste parole ti rappresentino);
  2. poi pensa e scrivi tre aggettivi positivi che puoi sostituire ai primi tre negativi, che trasformino le parole pesanti in parole galanti, ossia che ti descrivano al meglio.

 

Ti faccio un esempio che mi riguarda: fin da bambina sono sempre stata piuttosto solitaria, mi è sempre piaciuto passare del tempo a leggere e a scrivere. Non ho mai disdegnato i giochi in compagnia e sono sempre stata (e lo sono ancora!) molto socievole, ma quando mi dedicavo alle mie attività venivo etichettata come pigra e asociale.

Negli anni ho capito che sono una persona introversa e riflessiva, cerco spesso uno spazio per coltivare la mia individualità, perché è così che ricarico le mie energie, perché ho una mia vena creativa alla quale non voglio rinunciare.

Ma essere riflessiva e creativa è molto diverso e molto meglio che essere pigra e asociale: non trovi?

Ecco, le parole sono etichette che vengono attaccate e che continui a ritenere vere per anni: diventano una rappresentazione errata di te, ma finisci per crederci e per comportarti di conseguenza.

Fatti una promessa, ripeti più spesso che puoi: smetto di svalutarmi e imparo a raccontarmi!

 

“Quanto vali non può essere verificato dagli altri. Vali perchè tu lo dici. Se tieni conto dell’altrui stima per sapere quanto vali, quella è, appunto, una stima altrui.”

Wayne W. Dyer.

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