Come fare personal branding in (almeno) 7 step
Per fare personal branding ci sono tanti metodi, il mio parte dall’identità.
Qui di seguito trovi alcune istruzioni che ho sperimentato su di me e verifico ogni giorno con i miei coachee, la maggior parte dei quali sono professionisti o titolari di piccole imprese che vogliono consolidare la propria reputazione e ottenere sul mercato la considerazione e il valore adeguati.
1. Metti a fuoco i tuoi valori
La bussola di tutto sei tu e il motivo per cui ti svegli la mattina. Cosa ti fa alzare, con tutti i climi e gli umori? Cosa ti regge in piedi quando tutto il resto traballa? Per cosa puoi giungere a compromessi e per cosa no?
Se per caso non te lo fossi mai chiesto, ti rimando al mio esercizio Riparti da te.
Il personal branding è tutt’altro che un’attività autoreferenziale, anzi: è un processo fortemente relazionale e dinamico; ma ogni buona relazione parte sempre dalla consapevolezza di chi sei e da qual è il tuo scopo nella vita.
Più siamo centrati, più ciò che arriva agli altri di noi sarà chiaro ed efficace.
Non servirà dichiarare i tuoi valori in modo esplicito, perché saranno in ogni caso le radici di ogni tua azione. Ma più ne hai coscienza e più potrai sprigionarli nella tua comunicazione, catalizzando persone in sintonia con essi e con te.
2. Fai una SWOT Matrix su di te
A questo punto ti consiglio di fare un’analisi Swot dei tuoi punti di forza e di debolezza. È uno strumento classico del marketing che puoi applicare anche alla tua figura professionale.
Se non lo conosci, si tratta di una matrice, cioè un diagramma a quattro quadranti. Incrocia i fattori, interni ed esterni, che possono aiutarti o ostacolarti a raggiungere il tuo obiettivo.
Fattori interni, tutti tuoi:
- punti di forza (Strengths)
- punti di debolezza (Weaknesses).
Fattori esterni, contingenti e di contesto:
- opportunità (Opportunities)
- minacce (Threats).
Clicca sull’immagine per scaricarla
Il template è tratto dal sito Bigname di Luigi Centenaro, dove puoi scaricarlo gratuitamente.
Un altro modo per creare una Swot Matrix e lavorarci online è adattare il modello predisposto da Miro, un software che simula una bacheca e ti dà modo di giocare con dei post-it interattivi.
3. Empatizza con il tuo pubblico
Fare personal branding non significa diventare famosi, vip o influencer, ma essere visibili e presenti alla tua nicchia di riferimento.
Però anche questo non basta: per risultare rilevante, devi non solo affiorare nel loro campo visivo, ma anche entrare in risonanza emotiva con loro.
Conosci i tuoi interlocutori? Intendo: i tuoi clienti tipo, i tuoi ipotetici datori di lavoro, collaboratori, le persone o i decisori che devi influenzare?
Devi ricordarti spesso chi sono, cosa pensano, cosa vedono e soprattutto cosa provano le persone a cui ti rivolgi; devi tenere sempre a mente i loro bisogni, i loro desideri e anche un po’ i loro capricci.
A questo scopo ti rimando a un tool, la mappa dell’empatia, che puoi compilare in autonomia o con il mio aiuto, che fa un po’ di psicologia sul tuo destinatario ideale.
In genere fare ricerca su gruppi e forum online, interagire sui social, leggere le interazioni sotto i contenuti nostri e altrui, sottoporre chi ci segue a domande e sondaggi… sono tutte pratiche che fanno accedere a tante informazioni preziose. Se frequenti i posti giusti in modo attivo, osservi e ascolti senza pregiudizi, potrai compilare la mappa dell’empatia con le stesse parole che usano le tue persone-tipo (e non con una proiezione di te).
4. Brand positioning
Padre del personal branding è il brand positioning, cioè il posizionamento.
In un’ipotetica scala di colleghi e concorrenti, come ti collochi? A che punto il tuo nome viene in mente alle persone quando hanno bisogno di quello che sai fare tu?
Il posizionamento è ciò che ti distingue e stacca dagli altri che fanno apparentemente le stesse cose. È il motivo per cui, a quel dato problema o richiesta, la soluzione sei tu.
Chiediti perché dovrebbero scegliere proprio te e formula la tua proposta differenziante: più ce l’hai chiara e più ti sarà facile giocare da monopolista, a concorrenza zero.
Cerca quanto prima di capire cosa ti distingue e qualifica rispetto ai concorrenti, prendine atto e investici. (Poi se non funziona riformula).
Un metodo agile per trovare la tua proposta differenziante è questo. Compila due elenchi/insiemi: in uno osservi i tuoi competitor ed estrapoli le loro mancanze, i vuoti che vuoi colmare, i servizi che avverti come migliorabili; nell’altro annoti cosa c’è di speciale in te e quali superpoteri puoi mettere in gioco per fare la differenza. L’intersezione tra le due aree è la tua proposta unica di valore.
5. «Più relazioni e meno pubblicità»
La frase del titolo di questo paragrafo è di Miriam Bertoli, esperta di web marketing, e la trovo particolarmente azzeccata. Fare branding infatti non significa promuoversi in senso brutale, ma saper dialogare, in modo sincrono e asincrono, con i nostri interlocutori in rete. L’era della comunicazione unilaterale è finita: oggi è tempo di dialogo e di relazione.
Ho già parlato di come fare un networking efficace e ne ho ribadito l’importanza nella guida su come diventare o essere buoni freelance: il networking è (quasi) tutto.
Paragonarlo alla macchinetta del caffè di una volta sarebbe limitativo, anche perché oggi le occasioni si sono moltiplicate, dal vivo e in streaming. Dobbiamo fare in modo di essere:
- dove le persone ci cercano o si aspettano di trovarci
- dove il nostro pubblico passa il suo tempo
- dove ci sono colleghi, mentori o persone di riferimento per il nostro settore
- dove c’è da imparare e si respira un clima collaborativo, a noi congeniale.
6. Crea contenuti
I contenuti sono i tuoi avamposti online, quello che le persone trovano quando ti cercano in rete. Sono anche pezzi di te che vanno loro incontro e rappresentano la risorsa più “concreta” che ti precede in rete.
Oltre a comunicare informazioni utili e rilevanti (si spera) per chi legge, i contenuti trasmettono anche il tuo tono di voce e sensibilità.
La loro somma e interconnessione compone il tuo mosaico digitale, da cui le persone si fanno una prima impressione di te.
Qualche consiglio riguardo ai contenuti (che sono un argomento a parte):
- condividi con generosità, senza aver paura di dare gratis
- pubblica contenuti di qualità – piuttosto meno, ma meglio
- sii costante e datti tempo prima di misurare i risultati
- lascia sempre emergere chi sei e come vuoi parlare al mondo
- fai trasparire cosa sai fare e cosa puoi fare per gli altri
- prima di dedicarti ai contenuti minuti, lavora molto in progettazione (dal content marketing al piano editoriale ecc.).
Se ti sembra un lavoro improbo, ed è il mio ultimo consiglio, fatti aiutare da qualcuno o delega le parti che ti pesano di più.
7. Scegli dove e come essere presente
Scegli i canali che vuoi presidiare. Non devi essere dappertutto, ma essere costante e fare bene dove sei. In generale io consiglio:
- di investire senz’altro sui canali proprietari, che sono sotto la tua piena proprietà e controllo; lo sono il sito, la newsletter e il podcast, per esempio
- e poi di scegliere un social, massimo due, da vivere come ambiente sociale e usare come amplificatore dei contenuti; potrebbe essere Instagram, Linkedin, You Tube, Tik Tok, Pinterest, Facebook o altro che ci si deve ancora inventare.
Oggi le sedi e le piazze digitali si sono moltiplicate e il tempo è quello che è (e anche l’attenzione delle persone!), perciò ti sarà impossibile essere ovunque con la stessa qualità.
Ragiona anche in termini di formati (articoli, audio, video), che condizionano anche il dove, dato che ogni piattaforma ha i suoi. Ce ne saranno alcuni che ti vanno a genio e altri meno.
In sintesi, scegli l’ambiente da presidiare in base a:
- quanto è funzionale alla tua comunicazione e al tuo pubblico
- (ma anche) quanto ti è congeniale e cosa ti riesce meglio.