Definisci i tuoi obiettivi e le tue priorità

Se ti senti in stallo con la tua professione o non funziona come vorresti, se ti stai reinserendo nel mondo del lavoro dopo un periodo di fermo o di maternità, se vuoi affrontare un cambiamento professionale: in tutti questi casi è bene che tu abbia chiara la tua direzione, per stabilire i tuoi obiettivi e dunque le tue priorità. In questo post ti do diversi strumenti che possono aiutarti a farlo, così puoi scegliere quello che ti è più congeniale.

La domanda tipica da coach, che probabilmente hai ricevuto almeno una volta nella vita, è: quali sono i tuoi obiettivi? (In genere seguìta da un arco temporale, per esempio: da qui a un anno). Ogni volta che la faccio anch’io, dall’altra parte colgo un volto atterrito, come a dire «Lo sapessi!»

Non dico che è facile, ma necessario sì. Dare un nome e un termine preciso ai propri desideri è il metodo più attendibile per riuscire a realizzarli.

Cos’è un obiettivo e perché ci spaventa

Obiettivo deriva dal latino medievale obiectum, che significa “oggetto”; è il participio passato di obìcere, “mettere davanti”.

Dunque obiettivo è ciò che mettiamo davanti, che anteponiamo al resto: è l’oggetto verso cui orientiamo le nostre azioni. Perciò è evidente che agire senza un obiettivo è come vagare senza meta o tirare senza mirare.

Non possiamo progettare niente se prima non abbiamo definito i nostri obiettivi. Ma come mai farlo ci spaventa così tanto?

Primo perché pensiamo agli obiettivi come a qualcosa di algido e calcolato. In realtà essi hanno molto a che fare con chi siamo e cosa vogliamo, con il nostro scopo nella vita. Sono tutto fuorché freddi, anzi: se non ci fanno battere il cuore non funzionano!

Poi perché li vediamo come qualcosa di difficile e lontano, dunque ci costa fatica a colmare il gap tra dove siamo oggi e dove vogliamo arrivare: quali sono le tappe intermedie e le azioni da compiere per raggiungere la meta? Se ce la raffiguriamo come vetta distante e irraggiungibile, avremo sempre un alibi per ritardare la partenza, complici altre paure più radicate (di fallire, di non essere all’altezza, del giudizio degli altri).

Infine spesso ci blocca una resistenza psicologica. Quando è il momento di tradurre i nostri desideri in obiettivi, il cervello parte con una valanga di scuse e si racconta che preferisce vivere alla giornata, senza programmare, che è meglio dare spazio alla flessibilità e all’istinto. In realtà è proprio grazie al fatto che abbiamo un obiettivo definito che possiamo liberare le energie creative per realizzarlo.

Un obiettivo non ci ingabbia, ci dirige. È il modo più onesto, corretto ed efficiente per tradurre il nostro sogno in cose da fare. Dargli nome e un termine preciso non equivale a renderlo meno poetico, semmai più concreto.