Come diventare freelance

Se stai pensando di licenziarti, i casi sono due: o vuoi cambiare lavoro o mediti di metterti in proprio. Sono due prospettive ben diverse, che chiedono strategie distinte. Qui mi concentro sulla seconda ipotesi dunque, se il tuo obiettivo è diventare freelance, sei nel posto giusto.

Se al pensiero di lasciare il tuo lavoro d’ufficio ti affiorano immagini di libertà, spiagge caraibiche, surf (o altri hobby a tua scelta), tempo dilatato e conto corrente che lievita da solo, ecco: no. Più prosaicamente, chi lavora in proprio è un factotum, un equilibrista che impara a destreggiarsi su mille fronti. Come si suol dire: è il datore di lavoro di sé stesso.

Infatti dal momento che aprirai la partita IVA – condizione essenziale se il tuo lavoro è continuativo e non occasionale – starà a te procacciarti gli affari, occuparti della tua comunicazione e promozione, organizzare l’agenda, trovare e gestire i clienti e gli eventuali collaboratori, decidere il tuo listino prezzi, esigere i pagamenti, versare le tasse e i contributi in tempo, ottenere una buona reputazione nel tuo campo ecc.

Ho pubblicato per Zandegù il mio ebook Rivoluziona la tua vita lavorativa in cui ti aiuto a fare il grande passo verso un futuro migliore.

Responsabilità, meriti ed errori, saranno soprattutto tuoi: non potrai più prendertela con nessun altro. Se questo scenario ti alletta, wow, continua pure a leggere – a suo tempo ha invogliato anche me e avevo già quarantacinque anni.

Disclaimer: in questa guida ci sono parecchi termini inglesi. È normale, dato che il mondo anglosassone ha iniziato per primo a popolarsi di freelance e a sperimentare il lavoro flessibile. Io li trovo simpatici e non mi infastidiscono, in ogni caso li userò solo quando rendono l’espressione più concisa o rappresentano il termine più vulgato – e più chiaro – per indicare un fenomeno.